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I Tavoli Partecipativi

Un percorso condiviso per trasformare le esigenze territoriali in nuove opportunità di occupazione

Nel periodo gennaio-maggio 2024, nei quartieri di Corviale e Tor Bella Monaca, si sono svolti incontri bisettimanali per analizzare i bisogni territoriali insoddisfatti, che possono rappresentare nuove opportunità di lavoro. Questi incontri, condotti in collaborazione con l’Assessorato alla Scuola, Formazione e Lavoro del Comune di Roma, hanno coinvolto attivamente gli attori sociali dei territori.

Il metodo utilizzato è stato l’Open Space Technology, una tecnica partecipativa che permette di esplorare e condividere idee attraverso tavoli tematici. Ogni incontro ha incluso una parte in sottogruppi e una in plenaria, con focus sull’analisi dei bisogni e sulle soluzioni occupazionali.

Come lavoriamo ai Tavoli Partecipativi

L’Open Space Technology ha permesso di esplorare e condividere idee in maniera strutturata, alternando lavoro in sottogruppi e discussioni in plenaria. Ogni incontro si è concentrato su bisogni emergenti, proponendo soluzioni con ricadute occupazionali.

Identificazione dei bisogni

Analisi qualitativa e quantitativa dei bisogni del territorio, ascoltando le voci delle comunità locali. Attraverso strumenti partecipativi come interviste, survey e osservazioni dirette, si raccolgono dati utili per tracciare una mappa dei bisogni insoddisfatti

Discussioni in tavoli tematici

Gli attori sociali locali (parrocchie, volontariato, cooperative, PMI) vengono coinvolti in incontri strutturati per discutere i bisogni emersi. L’Open Space Technology permette di suddividere il lavoro in gruppi tematici per approfondire questioni specifiche e favorire il dialogo.

Proposta di soluzioni

Dopo l’identificazione dei bisogni e le discussioni tematiche, i partecipanti elaborano proposte operative. Le idee vengono trasformate in soluzioni concrete con ricadute occupazionali e sociali per il territorio

Cosa è emerso dai tavoli di Corviale

Cura e welfare di comunità

La cura e il welfare di comunità sono un volano di creazione di nuova occupazione e uno strumento di emancipazione, per le persone che fruiscono dei servizi e anche per chi è in cerca di nuova occupazione. I servizi ad alta integrazione socio-sanitaria sono fondamentali per dare risposte appropriate ai nuovi bisogni assistenziali (in particolare della popolazione anziana che a Corviale ha una forte incidenza) e per creare lavoro qualificato nelle filiere della continuità assistenziale. Ma anche il welfare cosiddetto “leggero” o a bassa soglia può rappresentare un volano di inserimento lavorativo, specialmente per le fasce meno qualificate o prive di particolari skills. Un welfare di comunità forte e integrato è un presidio di inclusione sociale e lavorativa. A questo fine, è forte la necessità e la volontà di costruire una rete territoriale tra le varie organizzazioni del quartiere a partire dalle risorse sociali ed ambientali dello stesso quartiere. A partire quindi dall’analisi di un mancato incontro tra l’aumento di bisogni e rischi sociali e le offerte disposte dalle istituzioni per rispondere a tali bisogni (mancanza di fondi da parte delle istituzioni, impossibilità da parte delle cooperative di coprire tutte le necessità), sono state individuate varie proposte. Tra queste la necessità di attivare la Casa della comunità, pensando a quale possa essere la posizione ottimale in termini di accessibilità; l’attivazione di un condominio sociale, pensato come un condominio con varie professionalità in grado di rispondere ai bisogni della popolazione. Rispetto al sostegno ai ragazzi dopo i diciotto anni si è parlato della Casa dei mestieri e dell’Educativa di strada, una risposta emergenziale di strada animata da educatori, in grado di raggruppare i ragazzi in difficoltà e indirizzarli, aiutandoli a trovare un proprio percorso. Tra le professioni individuate vi sono educatori, assistenti sociali, infermieri e professioni legate alla sanità, servizi a bassa soglia e la costruzione o la riqualificazione di luoghi relazionali di condominio. A partire da questo, le occupazioni individuate potrebbero essere: educatori, psicologi, infermieri, assistenti sociali, personale per aiuto compiti e operatori socio-sanitari. È stato inoltre proposto un portierato sociale di condominio (uno spazio da intendere per la fruizione di servizio socio-sanitari e culturali, di cura e benessere, meno istituzionale e più relazionale), collegato al segretariato sociale municipale e alle varie realtà territoriali attive in questi ambiti. Le possibili occupazioni sarebbero in questo caso educatori, psicologi, accompagnatori, infermieri, OSS e operatori socio-culturali. Importante è l’integrazione con la componente tecnologica, anche nell’ottica dell’assistenza di condominio. L’obiettivo di valorizzare la comunità, ripensare il modello di assistenza attuale e fornire servizi più prossimali ed efficienti.

Uno dei problemi più volte discusso nel corso degli incontri è la bassa scolarizzazione degli abitanti del quartiere, che non sempre hanno i requisiti per accedere a corsi di formazione che richiedono almeno il diploma. I soggetti usciti precocemente dai sistemi educativi e intenzionati ad entrare nel mercato del lavoro, possono invece essere coinvolti in azioni comunitarie in cui non c’è bisogno necessariamente di competenze elevate. Questo aumenterebbe le pratiche di cura, di assistenza e di solidarietà, oltre che immettere nel mercato del lavoro soggetti che ne vengono spesso esclusi. Per rivalorizzare questa occupazione e dunque renderla maggiormente desiderabile, occorre valorizzare quanto più possibile la comunità: non puntare quindi solo sulla formazione e qualificazione del singolo ma considerare il ruolo del singolo all’interno della collettività. In questo modo si andrebbero a valorizzare sia il singolo lavoratore sia le pratiche di cura comunitarie.

Cultura e benessere

Oltre all’attenzione posta alla cura socio-assistenziale, il lavoro dei tavoli ha dato molto risalto al ruolo della cultura. Nonostante le forti fragilità, il quartiere offre su questo aspetto molteplici potenzialità. Vi è infatti uno spazio, il Mitreo, che mette insieme artisti e anche percorsi performativi e formativi all’audiovisivo e alla informazione-comunicazione. Molteplici sono i progetti dall’alto potenziale produttivo e occupazionale che possono essere incubati a partire dalla valorizzazione di queste esperienze (tecnici di studio, fonici, montatori video, video maker, redattori, registi, artisti, montatori, esperti di nuove tecnologie 3.0, IA, effetti speciali) che a Corviale hanno già un punto di riferimento nel Mitreo. Ma anche altre organizzazioni sociali presenti sul territorio sperimentano iniziative di creatività e inclusione a partire da diverse forme artistiche e culturali. Nei vari incontri è emerso spesso il tema della cultura in relazione all’emancipazione personale e collettiva. Considerando il disagio sociale ed economico, il crescente individualismo e la crescente solitudine, dai vari tavoli è emerso spesso il ruolo della cultura come processo di emancipazione e rigenerazione collettiva. Molta attenzione è stata in questo senso dedicata alla cultura come strumento di identificazione con il territorio, attraverso per l’appunto il teatro, il cinema e le arti visive come luogo di formazione, inclusione e di emancipazione per i bambini, per gli adulti, per persone con disabilità. Ma cultura è anche il cibo, così come le occasioni di socialità (dal basso) che nel quartiere non mancano. Questa è a tutti gli effetti una potenziale filiera anche di nuovo lavoro, all’interno di un calendario di iniziative fatte dal quartiere per il quartiere. Si è fatto quindi riferimento all’emporio solidale come luogo di cultura e socializzazione da un lato e di copertura dei bisogni dall’altro. Infine, si è fatto riferimento alla Bottega delle idee, uno spazio di attività produttive e culturali in cui lavorare manualmente. Essenziale per il territorio è la creazione di eventi strutturati e legati al territorio, che diano un senso di continuità e di partecipazione territoriale. A partire da questo ci si è interrogati sul ruolo di tale rete e di come costruire insieme progetti di sussidiarietà. L’idea è quella di creare uno spazio comunitario, che funzioni da ecosistema volto a valorizzare le azioni e gli obiettivi dei singoli attori sociali e delle singole associazioni a favore, però, dell’intera comunità. L’idea è dunque quella di utilizzare un Polo civico che funzioni da agenzia di sviluppo e coordinamento territoriale, che sia un luogo (non solo fisico) in cui i soggetti si incontrano, programmano e progettano insieme lo sviluppo territoriale, eliminando le competizioni e favorendo invece la collaborazione, anche a partire dalla valorizzazione degli investimenti previsti dei PUI (compreso l’intervento sull’incubatore d’impresa Incipit). L’incubatore potrebbe configurarsi in questa accezione come luogo non solo di accelerazione di startup e imprese ad alto contenuto tecnologico, ma altresì come luogo di valorizzazione e messa in rete di startup sociali e delle realtà economiche già attive sul territorio, anche grazie alla collaborazione con il centro di formazione professionale (CFP). L’ibridazione tra saperi e logiche di impresa così diversi può costituire un punto di forza non solo della rigenerazione ma anche rispetto alla creazione di nuove filiere produttive che partono da quello che già si fa nel quartiere.

Aree Verdi e Green Economy

Nel corso degli ultimi incontri è emerso con forza il tema delle aree verdi, come vero punto di forza (potenziale) dello sviluppo territoriale. Anche in questo caso a partire dalle iniziative che già sono in corso. Corviale ha molte aree verdi che si prestano a una riqualificazione in ottica produttiva: agricoltura sociale, fattorie sociali, ippoterapia, orti urbani e compostaggio di comunità. Su questo aspetto la discussione è ancora aperta essendo i tavoli del progetto ancora in corso (vedi prossimo incontro del 14 maggio 2024).

Cosa è emerso dai tavoli di Tor Bella Monaca

Welfare territoriale e di comunità

Lo sviluppo di filiere di servizi di welfare in risposta ai bisogni sociali emergenti non solo contribuisce a creare lavoro qualificato (per professioni sociali e socio-sanitarie), ma può attrarre e integrare in servizi di prossimità, servizi leggeri, servizi di comunità, persone con bassi livelli di scolarizzazione o in condizioni di fragilità strutturale da reintegrare, rimotivare, far sentire partecipi. Il lavoro di costruzione del Piano Sociale di Zona è un elemento qualificante da portare a integrazione nella strategia territoriale occupazionale. L’integrazione tra servizi complessi e servizi di comunità è la chiave di volta, così come lo è l’attivazione di progetti di innovazione sociale che a partire dal lavoro delle realtà sociali che operano nel territorio, favorisca l’emergere di progettualità congiunte a beneficio della comunità e delle fasce più svantaggiate. A questo fine serve la rete, servono servizi complessi e una comunità attivante che lavori sulla concentrazione dei bisogni (di prossimità) perché questi bisogni diventino non solo domanda di lavoro potenziale, ma anche azioni utili per rafforzare il senso di appartenenza alla comunità di cui ci si prende cura.

Valorizzazione del patrimonio agricolo, archeologico e culturale del quartiere

Il patrimonio archeologico e agricolo territoriale possono rappresentare un volano di sviluppo e creazione di nuova occupazione sul territorio, se pensati in una logica di integrazione con gli interventi previsti dai PUI e di valorizzazione del lavoro svolto dalle realtà sociali già presenti sul territorio.

Promozione di iniziative condivise per lo sviluppo locale

Il territorio di Tor Bella Monaca soffre di problemi riguardanti tanto l’offerta quanto la domanda di lavoro. Gli alti tassi di disoccupazione si accompagnano a bassi livelli di istruzione, alti livelli di abbandono scolastico e un accesso al mondo del lavoro frammentato. La maggior parte delle esperienze lavorative (di chi riesce ad accedere al mercato del lavoro formale) si rilevano nei settori delle pulizie e lavoro domestico, edilizia, ristorazione, estetica, cura delle persone, commercio, trasporti e logistica. Specularmente la domanda di lavoro territoriale è caratterizzata da una elevata frammentazione delle unità produttive (più del 75% delle aziende presenti sul territorio è di piccole dimensioni, più del 50% sono aziende individuali). Il percorso di co-programmazione ha messo in evidenza la necessità di azioni integrate per il miglioramento dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro (anche valorizzando alcune progettualità già presenti sul territorio ad opera di associazioni e reti del terzo settore) e il potenziamento degli sportelli di orientamento al lavoro e inserimento lavorativo, attraverso la creazione di un Polo unico per il lavoro e la formazione. In particolare è stata segnalata la necessità di dotare il quartiere di un Centro di formazione professionale (C.F.P.) e un Centro per l’istruzione degli adulti (CPIA) che possa garantire l’acquisizione del titolo minimo di istruzione. Queste azioni orientate all’offerta, devono necessariamente integrarsi con interventi sulla domanda di lavoro territoriale. Date le caratteristiche di fondo (elevata presenza di piccole e micro-imprese), è importante lavorare su progetti per il trasferimento di “saperi” artigiani, laboratori professionalizzanti per la costituzione di piccole imprese e attività individuali (in particolare per giovani, adulti, ex detenuti), ma anche imprese sociali e cooperative (anche a partire da quelle che già insistono sul territorio) per conseguire due obiettivi fondamentali: da un lato avviare al lavoro o in un percorso di inserimento lavorativo “regolare” chi è ai margini del mercato del lavoro e della comunità; dall’altro promuovere la creazione di iniziative “comunitarie” in grado di produrre nuovi impatti occupazionali. A titolo d’esempio possono essere considerate in questa chiave tutti quegli interventi di “prossimità” che a partire da occasioni di convivialità, socializzazione, tempo libero, eventi culturali, ma anche piccolo commercio di quartiere (mercati, empori solidali), possono produrre nuovo lavoro per il quartiere, favorendo al tempo stesso senso di appartenenza, partecipazione e valorizzazione del tessuto associativo.