Il progetto “Territori a Disoccupazione Zero” nasce all’interno di una cornice ampia: quella dei programmi finanziati attraverso i fondi PNRR per la rigenerazione urbana. Tuttavia, fin dall’inizio, abbiamo chiarito che la rigenerazione urbana non può e non deve limitarsi alla riqualificazione fisica di spazi e strutture. Rigenerare un territorio significa anche e soprattutto rigenerare il suo tessuto sociale, culturale, economico e produttivo, intervenendo su quei processi immateriali che sostengono lo sviluppo di lungo periodo.
In questa prospettiva, il nostro progetto si colloca all’interno di un’idea di rigenerazione immateriale: azioni non visibili a occhio nudo, ma in grado di generare impatti duraturi sulla qualità della vita delle persone. Tra queste, le politiche per la creazione di lavoro rappresentano il fulcro del nostro intervento. Dove esistono bisogni insoddisfatti, esistono anche spazi per attivare nuova occupazione, nuove reti di imprese, nuove iniziative imprenditoriali – sia nel settore profit che in quello non profit. Tutto questo contribuisce non solo a rafforzare la coesione sociale, ma anche a rilanciare il tessuto economico e produttivo di un territorio.
Costruire sviluppo di prossimità
La strategia che stiamo portando avanti parte da questa visione estesa di rigenerazione: dal basso, integrata, territoriale, centrata sulla prossimità. Vogliamo promuovere uno sviluppo che valorizzi le energie e il protagonismo degli attori locali – cittadini, associazioni, organizzazioni, imprese – che abitano e vivono quotidianamente nei quartieri. Lavoriamo a Corviale e Tor Bella Monaca, due contesti difficili, segnati da criticità strutturali, ma anche attraversati da una forte vitalità sociale.
Nonostante le difficoltà quotidiane, questi territori sono animati da un tessuto attivo e auto-organizzato, che produce risposte là dove l’intervento pubblico è parziale o assente. Esiste un sistema informale di mutuo aiuto che, da anni, lavora per intercettare e soddisfare bisogni sociali, ambientali, culturali e produttivi. Il nostro obiettivo è valorizzare queste esperienze, portarle dentro il progetto, farle diventare parte integrante della strategia.
Partecipazione, ascolto e visione condivisa
Il nostro lavoro è partito da una capillare fase di rilevazione dei bisogni, condotta sul campo con la collaborazione degli attori locali. Abbiamo realizzato incontri bisettimanali a Corviale e Tor Bella Monaca, ascoltando la voce delle persone, delle associazioni, delle istituzioni di prossimità. La rilevazione è stata qualitativa, ma estremamente densa e concreta: ci ha permesso di mappare non solo i problemi, ma anche le risorse latenti e le potenzialità presenti nei territori.
Da questa base conoscitiva abbiamo avviato la costruzione di una strategia territoriale. Una strategia che non risponde a logiche astratte, ma che nasce per attivare lavoro vero, lavoro utile, lavoro che risponda ai bisogni reali dei territori. In questo senso, creare occupazione diventa un mezzo per contrastare le disuguaglianze e la povertà, ma anche per rendere i quartieri più desiderabili, non solo meno diseguali. Vogliamo che Corviale e Tor Bella Monaca non siano più solo luoghi da cui partire per cercare lavoro altrove, ma quartieri in cui sia possibile vivere e lavorare, generando opportunità ancorate alla dimensione locale.
I dati: qualità e prossimità come risorsa
Per fondare questa strategia su basi solide, abbiamo lavorato con due tipologie di dati. Da una parte, i dati qualitativi raccolti nei tavoli partecipativi e nei percorsi di co-programmazione e co-progettazione; dall’altra, i dati che stiamo raccogliendo attraverso un questionario rivolto agli abitanti di Corviale e Tor Bella Monaca.
Questo strumento ci serve per raccogliere informazioni dirette da chi vive quotidianamente il quartiere: quali sono i bisogni ancora insoddisfatti? Quali criticità emergono con più forza? Ma soprattutto: quali sono le soluzioni immaginate dalla comunità locale? Non si tratta solo di misurare l’insoddisfazione, ma di cogliere anche le visioni, i desideri, le proposte dei cittadini.
Attraverso questo nuovo strumento, intendiamo arricchire ulteriormente la strategia occupazionale che stiamo costruendo. Una strategia che punta su un’idea semplice ma potente: la prossimità. La prossimità come chiave per immaginare e promuovere lavoro radicato nei territori, che risponda ai bisogni locali e rafforzi la coesione sociale.
Le nuove fasi operative
Siamo oggi nella fase di disseminazione e attuazione della strategia. Il confronto è attivo con gli interlocutori istituzionali – Comune, Municipio, enti locali – ma anche con gli attori economici e sociali del territorio. Stiamo lavorando per coinvolgere imprese, organizzazioni del terzo settore, fondazioni, associazioni di rappresentanza, con l’obiettivo di condividere risorse e costruire alleanze durature.
Sappiamo bene che l’intervento pubblico, da solo, non basta. Serve il contributo delle imprese – piccole o grandi – che operano o hanno interesse nei quartieri. Anche il sistema produttivo può e deve essere parte di questa trasformazione. Il nostro obiettivo è convogliare investimenti pubblici e privati in una direzione comune: quella della crescita economica e della coesione sociale.
Stiamo inoltre finalizzando, in collaborazione con il Comune, programmi di inserimento lavorativo mirati a target specifici: madri sole, disoccupati di lungo periodo, giovani NEET. Non si tratta di iniziative isolate, ma di un disegno coordinato, che integra strumenti, programmi, misure e risorse in un’unica visione strategica. L’approccio integrato è, per noi, un principio irrinunciabile.
Un modello replicabile
Territori a Disoccupazione Zero non è un intervento una tantum. È un progetto che intende costruire un modello replicabile, che possa essere trasferito in altri contesti urbani simili. Un modello che tiene insieme rigenerazione urbana, partecipazione sociale, politiche attive del lavoro e governance di prossimità.
Un modello in cui l’università non solo osserva e analizza, ma si fa parte attiva, al fianco dei cittadini, delle istituzioni e dei soggetti economici.
Il nostro impegno è quello di dimostrare che è possibile fare rigenerazione sociale attraverso il lavoro, e che è possibile farlo partendo dai territori, con i territori, per i territori.